Associazione culturale di rievocazione storica

28 Giugno 1914

E’ una calda e luminosa giornata d’inizio estate. Nelle strade di un’assolata Sarajevo l’Arciduca Francesco Ferdinando accompagnato dalla moglie Sofia sopravvive al primo tentativo di ucciderlo perpetrato dai sicari nazionalisti. Sarà lui il nuovo Imperatore d’Austria ed Ungheria, impegnativo ruolo che uno strano destino gli ha riservato dopo la morte del legittimo erede, il cugino Rodolfo, avvenuta in circostanze mai ben chiarite passate alla storia come “I fatti di Mayerling”. Ma in questo progetto irrompono gli spari della pistola di Gavrilo Princip: Francesco e Sofia rientreranno a Trieste in una bara, il vecchio Imperatore Francesco Giuseppe dovrà cambiare successore e l’Europa precipiterà, con innaturale e tragica leggerezza, quasi inconsapevolmente, in una guerra inutile e tremenda.

Si chiamerà “Grande” ma di grande avrà solo un orrore infinito e senza precedenti. E’ una guerra totale, la prima che punta alla completa distruzione del nemico, combattuta per pochi metri di sassi tra trincee fangose e spesso accostate in Francia ed Italia, o in spazi sterminati, negli immensi territori della Galizia e perfino tra le sabbie del deserto. E’ prevalentemente guerra di terra ma si risolverà in mare per un blocco navale che strangolerà le economie di Austria e Germania, perché in ogni guerra è il potere economico a decidere inesorabilmente le sorti dei contendenti.

Provocherà la fine di un mondo e la comparsa di un nuovo ordine che, come spesso accade, non saprà far tesoro di questa terribile esperienza: nessun figlio purtroppo sembra voler seguire i consigli del padre e preferisce sempre sbagliare da se.
E adesso, dopo cento anni, iniziano le celebrazioni. Celebrare una guerra sembra ed è un assurdo, non si celebrano morte ed orrore, caso mai si ricordano.

I ricordi, come pezzi di pane gettati agli uccelli, spariscono in fretta ed è giusto cercare di salvarne almeno qualcuno perché solo così tutto questo non sarà accaduto per nulla.
Ognuno che lo voglia lo farà a suo modo, con i propri mezzi e le proprie sensibilità.
Io ed altri lo faremo portando una vecchia divisa, non importa di quale colore o foggia, con il rispetto e l’affetto dovuti al ricordo di chi partì per il Fronte lasciando a casa un pezzo del suo cuore sperando di ritrovarlo un giorno. Per tanti, purtroppo, non andò così.

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