
La terra di mezzo è un cuscinetto che si interpone tra due realtà diverse assorbendo inevitabilmente parte di entrambe; è di per se un luogo dai confini indefinibili e poco netti e pur vivendo di un’identità propria non riesce quasi mai ad assumere caratteristiche totalmente diverse dai vicini che la delimitano. Assomiglia all’acqua di un fiume che entra nel mare, non dolce ma nemmeno salata.
Si tratta di un mondo per certi versi sospeso ed è il modo migliore, per quanto mi riguarda, di descrivere l’incredibile posizione della cengia Martini sul Piccolo Lagazuoi.
Questa stretta e lunga cornice di roccia si staglia sulla parete sud di una delle più belle vette dolomitiche, a mezza strada tra la base e la cima. E’ una tipica terra di mezzo dove sembra impossibile vivere. Eppure qui si svolse una delle imprese più temerarie e per certi versi assurde del primo conflitto mondiale nel fronte italo-austriaco. Considerando la presenza del nemico e le attrezzature tecniche disponibili ad inizio ‘900, nel mese di ottobre del 1915 il marchigiano Ettore Martini con il battaglione val Chisone ne prende possesso compiendo un’impresa alpinistica difficilissima. Ma la straordinarietà dell’evento consiste nell’aver creato un vero e proprio villaggio sfruttando ogni minimo appiglio concesso dalla roccia e a rimanervi nonostante gli ostinati tentativi austriaci di sloggiarli da quella per loro scomoda posizione. Non ci riusciranno né gli esplosivi delle quattro poderose mine né l’inclemenza del clima dei 2000 metri. Quella cengia nella terra di mezzo sarà abbandonata solo alla fine del 1917, dopo lo sfondamento di Caporetto che ridisegna il fronte.
Ho percorso da poco quel mondo sospeso, in silenzio e in compagnia di un amico fidato, cercando di sentire il rumore degli scarponi di quegli uomini che cento anni fa affrontarono questa sfida impossibile. Immaginare la loro sofferenza e la loro tenacia per un uomo che vive nei comodi anni 2000 è praticamente impossibile, quello che non deve e non può mancare è il rispetto e il ricordo nella speranza che a nessuno venga più chiesto di vivere, in armi, in una terra di mezzo.