
A volte capita la magia di trovarsi proiettati in un mondo lontano, appena sfiorato nella nostra memoria ma ben presente negli anni e nei racconti di chi ci ha preceduto. A me è successo una piovosa mattina di una primavera inoltrata in cui le basse nubi che ricoprivano le alture del Monte Grappa erano più adatte ad una giornata di fine ottobre piuttosto che a una di fine aprile. In quel cortile il tempo pareva fermo a cent’anni fa, come se le lancette dell’orologio si fossero rifiutate di portarci in un mondo pieno di inutili velocità e avessero ripreso un movimento meno frenetico e più in sintonia con i ritmi di una vita dimenticata; antichi mestieri, manualità sconosciute in un mondo pieno di troppa tecnologia, volti e vestiti semplici a cui i nostri occhi non sono più abituati mi sono passati davanti riportandomi magicamente indietro. Ma ci sono ali ancora più potenti capaci di farci fare questo viaggio al contrario e a un certo punto, da una stanza rallegrata dal caldo fuoco di un antico camino, sono uscite le note di una fisarmonica e di un violino, unite assieme come il cammino di due innamorati e le dolci melodie di suoni lontani hanno completato il miracolo: un piccolo ma perfetto mondo antico è rinato e in quel breve attimo ho rivisto volti e suoni che credevo dimenticati per sempre ed invece erano lì, in un angolo del mio cuore.