Polveroso od infangato,
stanco morto o riposato
sotto il sole o lo stellato
marcia il fante affardellato,
perché (piova o faccia bello)
da filosofo qual è
egli porta nel fardello
tutti i beni suoi con sé.
Che bagaglio tintinnante,
quando marcia, ha indosso il fante !
Quali musiche moderne
fanno maschera e giberne !
che concerto dolce e gaio
fan la tazza ed il cucchiaio
chiusi dentro alla diletta
stonatissima gavetta !
Un armadio gonfio e grosso
porta il fante sempre indosso:
quel mobilio un po’ pesante
fa sudar talvolta il fante;
con le spalle un suo colpetto
il buon fante allor gli da,
e lo zaino sull’elmetto
tintinnando a batter va.
Come fa la chioccioletta
che cammina senza fretta,
porta il fante senza pena
la sua casa sulla schiena,
casa fatta d’un sol telo
per rugiada pioggia e gelo,
fatta a cono, fatta a gonna,
coi paletti per colonna.
Con le cose le più strane
gonfia il fante il tascapane:
stringhe, sigari, pagnotte,
pettinini, calze rotte,
munizioni, scatolette,
bombe a man, pezze, gallette,
carte e buste color rosa
con cui scrive all’amorosa.
Senza chieder dove vada,
batte il fante la sua strada;
batte il fante lo stradone
con la pioggia e il polverone,
che la santa fanteria
marcia sempre in pedovia,
marcia al caldo, marcia al fresco
sul caval di San Francesco.
ANTONIO RUBINO
1880-1964
