Associazione culturale di rievocazione storica

I luoghi della memoria

Cimitero austroungarico sullo Zebio

Lasciate le ultime case dell’abitato di Camporovere si sale lungo le pendici del monte Rasta.
Dopo poche e ripide curve si giunge alla sommità del monte Interrotto dove sorgono le rovine dell’omonimo forte ottocentesco. A sud la vista spazia tra le morbide ondulazioni del dolce Altopiano dei sette Comuni, a nord il Verena da cui partì il primo colpo di cannone della Grande Guerra, un po’ a est lo Zebio dove per un lungo anno vissero i temibili diavoli rossi della Brigata Sassari e più in alto le lunari rocce insanguinate dell’Ortigara.
A pochi passi dal forte si entra nel fitto bosco del monte Moschiagh ed è quasi impossibile immaginare questi posti così verdi senza alberi e con il terreno ingiallito dalle esplosioni. Camminando senza tempo e senza fretta, accompagnati solo da un leggero vento che muove pigramente le cime degli abeti, pare quasi di sentire le urla dei soldati Stiriani, scesi dal Portule nell’innevata primavera del 1916 alla conquista della sospirata pianura Veneta.
Per molti la vita si fermò in questi luoghi nelle fredde giornate di quel tempo lontano e la terra che speravano di conquistare li copre da quasi un secolo.
Ci sono due piccoli cimiteri austro-ungarici accolti tra questi boschi, le semplici croci di legno con i loro nomi sono miracolosamente rimaste in questi magici luoghi della memoria, incredibilmente sopravvissute alle inutili frenesie dei nostri tempi.
Passando lentamente e con commozione tra loro cerchiamo di immaginare i volti e gli sguardi di quei poveri ragazzi che non incontrarono più quelli di chi li aspettò, invano, a casa.
La pace ed il silenzio che ci avvolge completamente ci fanno pensare che davvero non può esistere posto migliore di questo per riposare.
Su una croce c’è una piccola corona con scritte di una lingua lontana. Dei fiori freschi fanno capire che non è stata scelta a caso: forse, da una delle terre del vecchio Impero, qualcuno è venuto qui per cercare le sue radici.
E allora i loro sguardi si sono finalmente ritrovati ed il lento cerchio del tempo si è finalmente chiuso

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