
Mio padre, Dino Chiaro, combattè nella 258^ Sq. sperimentale aerosiluranti e si fece tutta la campagna del mediterraneo dal giugno del 1940.
Non mi parlò mai della “sua” guerra, per cui so molto poco.
Era primo aviere montatore (mi pare nell’aereo 18, o era il 25? Non mi ricordo più, ormai mio padre non è più tra noi da molti – troppi – anni) e fu decorato al valore (una croce a tutto l’equipaggio, mentre il secondo ebbe una MBVM ed il comandante una MAVM) per un affondamento famoso (mi pare di ricordare un incrociatore, ma ero un bambino quell’unica volta che mio padre raccontò i fatti).
Ecco il quadretto che tengo appeso nello studio in suo ricordo. Ricordo che la sua base era a Decimomannu, in Sardegna fino al luglio del 1943.
Ricordo che mi citò un’incursione ad opera di due Bristol Beafighter che colpì il deposito dei siluri; mi raccontò come bruciava in modo assurdamente lento il tritolo di cui erano fatti.
E (vado a memoria – ormai appannata dal tempo) mi disse che l’8 Settembre ebbe ordine di sabotare gli aerei in modo che non cadessero in mano ai tedeschi. Mi parlò soprattutto di un radar sperimentale (non credevo ne avessimo uno durante la seconda guerra mondiale) che non doveva assolutamente essere catturato.
Ricordo anche una storia che mi raccontò una sera, quando ero piccolo. Di quando fu abbattuto in mare e si fece una settimana sulla zattera di salvataggio. Ormai si erano dati per spacciati quando un sommergibile tedesco li recuperò. Quella volta, cercando di salvare – chissà come – la radio, ebbe la mano destra ustionata dall’acido delle batterie. Quando morì, nel 1989, era ancora senza le impronte digitali!