Associazione culturale di rievocazione storica

Arcangelo Fiorentin

Se voglio andare a trovarlo devo attraversare un pesante cancello di ferro e camminare per una trentina di metri lungo uno stretto viottolo di sassi.
Non sento la sua voce da quasi cinquant’anni eppure sono sicuro che la riconoscerei tra mille.

 

Quella voce si è spenta un grigio giorno di agosto del 1968.

 

“Piove “ disse con l’ultimo filo di voce guardando oltre la finestra della stanza dell’Ospedale prima di lasciarci per una vita diversa.
Si chiamava Arcangelo, soldato della Grande Guerra, potente e profonda radice dalla quale origina la mia passione per quel periodo storico.
Arcangelo, nato il 23 gennaio 1885, fu soldato per molti anni, dal 1905 al 1908 nell’artiglieria a cavallo per servizio di leva e dal 1916 al 1918 quando, con il Regio Decreto del 22 maggio 1915, il Regno d’Italia decise che per quella infinita guerra diventata in seguito “Grande” c’era assoluto bisogno di lui e così vestì nuovamente la divisa grigioverde, questa volta assegnato ad una batteria di bombarde.

Non partì con entusiasmo ma lo fece seguendo un codice del dovere ormai perso del tutto nei nostri giorni.

 

Conobbe la sete, terribile, tra le aride pietraie carsiche ed il gelo insopportabile delle brulle alture del Pasubio dove si congelò un piede. Fu davvero fortunato e riuscirono miracolosamente a salvarglielo. Il destino però gli chiese il conto con gli interessi e a 83 anni gli tagliarono entrambe le gambe nell’Ospedale di Thiene dove morì, pochi chilometri distante dall’Ospedale militare di Malo dove cinquant’anni prima gliele avevano salvate.

Nel 1917, ritornato a casa in licenza per vedere per la prima volta mio padre da poco nato, ritardò il rientro di qualche giorno, venne imprigionato e condannato alla fucilazione per diserzione. Solo la sua precedente condotta ed il buon senso di un ufficiale che lo conosceva bene gli permisero di scamparla.

 

Tenne gelosamente per sé i dettagli più crudi di quegli anni terribili ma fu sempre fiero del suo stato di ex combattente.
Scrivere queste poche righe per lui mi ha fatto bene, ha calmato per un po’ la sete di domande che non sono riuscito a fargli. Adesso, davanti alla sua foto al termine del viottolo di sassi posso guardarlo e sorridendo lasciare al soldato della Grande Guerra Arcangelo Fiorentin il mio saluto…”ciao Nonno”.

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