C’era una volta un bravo armaiolo napoletano, Carlo Bodeo, passato alla storia per la pistola a tamburo che porta il suo nome. La Storia è stata un po’ burlona con quest’arma per 2 motivi:
1 – ufficialmente la pistola Bodeo non è mai esistita
2 – quella nota come “modello Bodeo” non è stata inventata da Carlo Bodeo.
Infatti la pistola Bodeo, ordinanza italiana adottata nel 1889 ed in servizio fino a dopo la 2° GM, si chiamava ufficialmente Pistola a rotazione mod. 1889 come da documentazione dell’epoca qui sotto.

Ne esistevano 2 varianti principali, il tipo A ed il tipo B: il tipo A non aveva il ponticello, il grilletto era ripiegabile in avanti ed era destinata alla truppa; il tipo B (introdotta nel 1891) aveva il ponticello, il grilletto era fisso conferendole un aspetto più elegante ed era destinata agli ufficiali.


Allora il buon Bodeo in tutto questo cosa c’entra? E’ presto detto.
Narra la storia delle armi che avesse preso una Chamelot-Delvigne, ordinanza del 1874 e l’avesse arricchita con accorgimenti già presenti in altre armi, primo fra tutti il sistema Abadie destinato a facilitare e velocizzare la carica e la scarica del tamburo. Quando si apre il portello del tamburo, il dente laterale (vedi foto) presente alla sua base disconnette il dispositivo che fa armare il cane per cui tirando il grilletto, il tamburo ruota di 1/6 di giro, esponendo ogni volta la camera successiva che può così essere armata con un colpo nuovo.

Analogamente, azionando il grilletto con lo sportellino aperto e puntando la pistola verso l’alto, ad ogni azione del grilletto il colpo contenuto nel tamburo non viene più trattenuto e cade verso il basso. Questo serviva per scaricare la pistola perché i bossoli di allora avevano la tendenza a non rimanere “stampati” nella camera del tamburo. Quando invece il bossolo rimane nella camera di cartuccia, c’è sempre la bacchetta che normalmente viene tenuta nell’asse del tamburo trattenuta da una piccola molla. In caso di necessità la si può estrarre parzialmente fino a liberare la braga nella quale scorre, ruotare questa lateralmente fino a portarla davanti alla camera di cartuccia da liberare e spingere la bacchetta.
Anche il tamburo presenta una particolarità: per la prima volta nella storia delle armi da fuoco ogni camera di cartuccia ha una fresatura posteriore (vedi foto) che permette di alloggiare il collarino del bossolo in modo tale che questo entri completamente nel tamburo.

Ricordo che il tamburo non è ribaltabile e lo si può smontare estraendo con una certa forza ma senza attrezzi il suo perno.
Un’altra particolarità di questa vecchia signora sta nel fatto che lo smontaggio da campo è possibile senza l’uso di attrezzi, mentre con un solo cacciavite lo smontaggio è quasi totale. Anche per rimontare la potente molla a V del gruppo cane-grilletto non servono attrezzi ma basta usare l’apposita chiave a fessura costruita all’interno della cartella laterale (vedi foto).

Dal 1894 a queste pistole è stata aggiunta una sicura al cane, dapprima esternamente alla cartella sulla sinistra come nel modello B delle foto, poi all’interno. Il compito della sicura così fatta è molto semplice: essa si interpone fra il cane ed il corpo dell’arma in modo tale da impedire che un urto accidentale possa mettere il cane a contatto con il fondello del bossolo. L’unico momento in cui la sicura non interferisce con il movimento del cane è quando si tira il grilletto: durante l’ultima parte della sua corsa spinge all’esterno la sicura ed il cane è libero di percuotere l’innesco.
Il difetto principale di questa bella arma, nota anche come “coscia d’agnello” per la sua forma, risiede nel fatto che è nata già vecchia, perchè di lì a poco sarebbe iniziata l’epopea delle automatiche. In barba a questo, il suo servizio è durato comunque oltre 60 anni!